Castelluccio dei Sauri

Alla scoperta del territorio
CASTELLUCCIO DEI SAURI
Nel nostro peregrinare alla scoperta del territorio provinciale questa volta abbiamo deciso di fare tappa qui, un grazioso centro agricolo del Tavoliere che sorge sui primi rilievi del Subappennino Dauno, allungato sul crinale di un dosso, coperto di oliveti e mandorleti e che domina la confluenza del canale Pozzo Vitolo con il torrente Cervaro. Grazie agli scavi effettuati in questi ultimi anni nella contrada Lamie sono stati rinvenuti su larga estensione ruderi che gli archeologi hanno collegato all'antica città di Senziano, di epoca romana. Ci sono pareri contrastanti sulla derivazione del suo nome; alcune fonti dicono esser composto dall'unione di quello di un antico casale e di quello di un personaggio leggendario dal nome Sauro, altre affermano che deriva da castello (castrum), luogo fortificato e che Sauri invece proviene da Schiavi, e si riferisce ad un insediamento di stranieri provenienti dall'altra parte del mare. Infatti si dice che sia sorto per ospitare una colonia di sessanta schiavi alle dipendenze di Ferdinando I d'Aragona. Il borgo ha fatto parte del feudo di Bovino, possesso dei Cantelmi e quindi delle famiglie Estendardo, de Andreis, Rama e di Loffredo. Il territorio ha consentito lo sviluppo all'agricoltura che continua ad essere uno dei capisaldi dell'economia del paese. Danneggiato dal terremoto del 23 novembre 1980 Castelluccio si ricorda oggi in tutto il territorio nazionale per la presenza dell'Ippodromo che ha cominciato la sua attività da qualche anno, con una risposta positiva, in termini di affluenza e di partecipazione da parte del pubblico.
La felice posizione geografica fa sì che si possa godere di un clima fresco, frizzante e piacevole per tutto l'anno, a beneficio non soltanto del numeroso e caloroso pubblico che affolla le tribune dell'impianto, ma anche e soprattutto dei cavalli impegnati in pista che possono correre ed allenarsi senza soffrire sbalzi di temperatura. L'ippodromo, con il passare del tempo ha acquisito un'importanza crescente per l'economia stessa del paese di Castelluccio dei Sauri e dei paesi limitrofi del subappennino. Alberghi, ristoranti e locali pubblici hanno visto aumentare i loro avventori, ma l'aspetto più rilevante riguarda l'occupazione: l'ippodromo è diventato una valvola di sfogo per la zona, un'ottima incubatrice per i giovani in attesa della prima occupazione.
In foto: Piazza Madonna delle Grazie (di Michele Nardella)
 
L'AZIENDA CAPOBIANCO
Ma la nostra a Castelluccio dei Sauri non è stata solo una semplice escursione di tipo turistico, infatti in precedenza è stata programmata per il pomeriggio una visita formativa presso l’allevamento di bovini della famiglia Capobianco. Arrivati a destinazione abbiamo appreso che la signora Elena e il signor Gerardo avevano già predisposto tutto per ospitarci a pranzo. Abbiamo potuto gustare, in un’atmosfera di sincera cordialità e di misurato buonumore, molti alimenti di produzione propria, dal vino al formaggio fresco, dal prosciutto al caciocavallo, nonché un ottimo agnello alla brace. Nel pomeriggio ci siamo entusiasmati visitando la loro azienda, un’azienda che dimostra come è possibile allevare i bovini con l’aiuto della natura: produrre qualità, ottenere ottimi risultati produttivi nel pieno e totale rispetto del benessere dell’animale. L’azienda è gestita completamente con manodopera familiare: l’attività principale, a parte un bel numero di pecore e diversi animali da cortile, è incentrata soprattutto sull’allevamento di bovini. La famiglia Capobianco, come tiene a sottolineare il signor Gerardo, opera con la convinzione che per ottenere un prodotto di alta qualità sia essenziale controllare quotidianamente l'intera filiera: l'alimentazione degli animali, ottenuta impiegando foraggio coltivato nei campi dell'azienda, lo stato di salute delle mucche al pascolo e nelle stalle, le operazioni di mungitura e di conservazione del latte. Nella stalla, di recente costruzione, sono ospitati oltre 30 vitelli e 40 mucche da latte, di razza bruno-alpina: il bestiame è libero di stazionare nella stessa stalla o di usufruire di un ampio recinto allocato a lato della stessa. Molti dei nostri, particolarmente elettrizzati, hanno preso parte attiva ad alcuni momenti essenziali, come l’operazione di produzione di mangime prettamente biologico (macinatura e miscelatura di vari elementi, come fieno, paglia, silo-mais e farina di grano), utile per l’alimentazione delle mucche, nonché quella della distribuzione dello stesso composto al bestiame. Altrettanto coinvolgente è stata la fase della mungitura. Essa si è svolta secondo due momenti distinti e contemporanei: da una parte attraverso l’impianto di mungitura, provvisto di 6 tettarelle automatizzate, si inviava latte direttamente ad un contenitore frigo (della capacità di circa 6 quintali), dall’altra si provvedeva all’allattamento dei vari vitellini attaccandoli alle loro mamme. Ci è stato riferito che l’azienda produce giornalmente circa 4 quintali di latte: 3 quintali vanno alla Ditta Silac, il restante è destinato ad uso proprio per la produzione di burro, formaggi in genere, come ricotta, mozzarelle e caciocavalli.
Data Articolo: 
Lunedì, Maggio 2, 2005 - 23:15

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